Città ideali, città futuriste e città invisibili, sono nei sogni degli uomini da sempre. I protagonisti si chiamano Leon Battista Alberti, Antonio Sant’Elia e anche Italo Calvino, Thomas More e Tommaso Campanella, ma anche Étienne-Louis Boullée o lo stesso Aldo Rossi, grandi interpreti della storia ma che non rinunciavano a descrivere il proprio immaginario idealismo con progetti e realizzazioni avveniristiche.
Talvolta capita anche di mettere in atto le proprie visioni come capitò a Le Corbusier a Chandigarh o a Brasilia dove l’urbanista Lucio Costa, l’architetto Oscar Niemeyer e il pittore Roberto Burle Max realizzarono quella che definirono “la città perfetta”.
Ognuno, con i propri ideali, è figlio del tempo perché interpreta e sintetizza un pensiero alto che percorre il momento storico. Ciò rende ancora più ideale una idea simile oggi, nell’epoca del virtuale le città futuristiche vengono realizzate solo nei film o videogiochi e al massimo siamo in grado di realizzare il Pacific Trash Vortex, l’isola dei rifiuti che si è creata nell’Oceano Pacifico tra il Giappone e l’Hawai grande circa due volte il Texas.
Ecco perché il progetto dello studio Dror rievoca questo mondo immaginario cercando di coniugarlo con tecnologie e metodologie che prima erano impensabili ed impossibili. L’occasione è data dalla realizzazione di un nuovo canale, lungo 50 km e largo 150 metri per 1 miliardo di metri cubi di terra, per alleggerire il traffico di navi a pochi chilometri da Istanbul per 2023 in concomitanza delle celebrazioni del primo centenario della Repubblica.
Realizzare con il terreno ricavato una isola artificiale con 6 colli, concepiti come mega-cupole geodetiche, con un sistema di abitazioni anulare a terrazzamenti che si integra nel verde, lungo le pendici delle colline, inteso anche come ecologia sia per quanto riguarda il risparmio energetico che per la mobilità, esclusivamente elettrica.
L’idea di fondo amalgama vari riferimenti storici, la Grecia, Roma e il Rinascimento, con altri tecnologici, Buckminster Fuller, o modulari con il loro struttura QuaDror, con indicazioni di sostenibilità ambientale e riutilizzo delle risorse cercando di ricreare un ecosistema funzionale e vivibile.
Un mix hight-tech, forse anche fattibile, ma manca di idealismo e utopia che rendono affascinante ed integrante l’idea con una propria visione politica, con forme di autogoverno, o sociale, uomini liberi e giusti, o economica, senza denaro e autosufficienti, o qualsiasi altra ipotesi che catturi la mente e ci faccia realmente distaccare la realtà del quotidiano.
Senza di questo aspetto tutto diventa freddo e asettico e, perché no, anche immobiliaristico come una sorta di villaggio vacanza, anche se l’idea rievoca quello spirito idealista che abbiamo soffocato e quindi ci piace.